mercoledì 5 dicembre 2018

Il locale notturno Fa baccano, il condominio limitrofo si ribella e vuole far chiudere il locale (ispirato ad un caso reale). PUNTATA 2

.... il sig. AAA è venuto in studio e ci ha descritto la situazione...insieme abbiamo fatto un'analisi degli accadimenti ritenendo di non procedere penalmente contro i conduttori del locale per evitare dispersione di tempo e denaro e per via delle scarse prove in nostro possesso.
Occorreva mantenere la calma e non cadere nelle avversarie provocazioni.

Bisognava rimanere concentrati sull'azione civile volta a far chiudere il locale. Unico modo concreto per aiutare i nostri clienti a uscire del problema. 

Abbiamo letto e approfondito insieme ai clienti la bozza dell'atto di citazione che noi avvocati avevamo preparato e nei giorni successivi è continuato il confronto che ha permesso di limarla, completarla e metterla a punto anche con l'ausilio dei documenti raccolti. 

L'atto è stato dunque notificato alle controparti e la prima udienza fissata circa sei mesi dopo (il codice di procedura civile prevede che la prima udienza in Tribunale nei procedimenti ordinari non possa essere fissata prima di tre mesi dalla ricezione dell'atto da parte del convenuto, altrimenti si incapperebbe in un errore procedurale; tale termine è previsto a tutela del convenuto per consentirgli il giusto tempo, da quando è portato a conoscenza del procedimento contro di lui, per approntare una corretta difesa).

Effettuate la prima udienza il giudizio è proseguito con la fase istruttoria (è la fase del processo in cui si portano all'attenzione del giudice le prove a sostegno della propria tesi difensiva).

Molti testimoni sono stati sentiti dal Giudice e molti documenti (cartacei ma anche multimediali - audio e video) sono stati sottoposti all'attenzione del Giudicante.

I "nostri" testimoni (persone residenti nelle vicinanze) hanno tutti confermato che il locale emetteva rumore fino a tarda notte. La controparte ribatteva con i propri testimoni (perlopiù avventori del locale) che, invece, ritenevano che l'attività non fosse disturbante.
La tesi avversaria, inoltre puntava sulla circostanza che la chiusura del locale avrebbe portato a rischio licenziamento di diversi dipendenti, il cui lavoro doveva essere tutelato.
Diritto alla salute contro diritto al lavoro!?

Tante cose sono state dette e tanto è stato scritto in questo spezzone di procedimento. Batti e ribatti anche sul piano procedurale sul quale la controparte cercava appigli  formali per tentare di far chiudere il procedimento in corso e costringerci a ricominciare dacapo.
Anche sotto il profilo normativo la lotta sulla interpretazione delle norme applicabili si è fatta aspra, così come le contrapposte interpretazioni del regolamento condominiale proprio sul punto in cui trattava della modalità per avviare attività commerciali all'interno del condominio.

Una fase , lunga, complessa e delicata che si è protratta per più di un anno.

Intanto i clienti cominciavano ad accusare i colpi per l'accumularsi delle notti insonni e delle tensioni crescenti nel corso di un procedimento che sembrava non dovesse mai arrivare alla fine. Tensioni che inevitabilmente riversavano su noi avvocati alternando manifestazioni di fiducia incondizionata a momenti in cui tutto il rapporto professionale veniva messo in discussione.

Terminata la fase di escussione dei testimoni il procedimento è ulteriormente proseguito in quanto il Giudice ha ritenuto di nominare un perito che svolgesse indagini tecniche per determinare i livello di rumore prodotto dal locale.
La legge determina infatti dei "valori soglia"  al di sopra dei quali il rumore prodotto viene considerato illegittimo.
Perizie di questo genere non sono semplici e richiedono molto tempo. Mettendo ulteriormente alla prova la pazienza e la perseveranza dei clienti.

Innumerevoli le mail scambiate con i clienti, le telefonate, gli incontri in studio, al fine di dirigere correttamente la difesa ma anche e soprattutto per spiegare ai clienti passo dopo passo che cosa stava accadendo processualmente e per sostenerli in questa dura lotta.


I clienti, tra l'altro, continuavano a lamentare comportamenti aggressivi della controparte.
La difficoltà di cause che coinvolgono persone vicine di abitazione sono triplicate, poiché si è costretti, nelle more del processo, a dover comunque condividere degli spazi con persone con cui si è in lotta.


Finalmente si arriva al deposito della perizia finale. Il consulente tecnico del Tribunale, nella sua relazione tecnica non manca di prendere una posizione chiara!!

CONTINUA NEI PROSSIMI POST







mercoledì 3 ottobre 2018

Il caso: il locale notturno fa baccano, il condominio limitrofo si ribella e vuole far chiudere il locale (ispirato ad un caso reale). PUNTATA 1

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Telefona in studio il sig. AAA per un appuntamento . E' molto concitato.

Ci vediamo qualche giorno dopo e AAA mi descrive la situazione.

I FATTI narrati dai clienti: AAA è proprietario di un alloggio in un piccolo condominio  nello stesso stabile abitano sia il fratello che gli anziani genitori. AAA riferisce che alcuni mesi prima, al piano terra del medesimo condominio è stato aperto un locale birreria che protrae la sua attività fino alle tre/quattro del mattino , tra musica e schiamazzi sia all'interno che nell'antistante grande dehor. Risultato: pare che nessuno dei condomini riesca più a riposare.
Vani i tentativi bonari di chiedere ai gestori una riduzione di orario e un contenimento del rumore.
Io e la mia collega accettiamo l'incarico, ritiriamo la documentazione e prendiamo qualche giorno di tempo per studiare il caso; rivedremo il cliente la settimana successiva.

STUDIAMO IL CASO: Con quali strumenti giuridici possiamo aiutare i nostri clienti?
Io e la collega ci confrontiamo e nella nostra analisi della vicenda emergono due aspetti principali: occorre avere una ragionevole certezza che il rumore prodotto da locale superi effettivamente i limiti soglia previsti dalla legge; occorre poi considerare che il locale fa parte del condominio "disturbato", è dunque importante studiare il regolamento condominiale per verificare eventuali disposizioni in merito alle attività commerciali (sono consentite? Entro che limiti? Occorre una delibera ad hoc? ecc).

Fissiamo un secondo incontro con il cliente suggerendo di coinvolgere anche l'amministratore di condominio e esponiamo quanto segue.

Il regolamento  condominiale è scritto in maniera non del tutto chiara ma,  dalla lettura di alcuni passaggi, ci sembra di poter sostenere con ragionevole convinzione che per aprire un'attività commerciale  rumorosa  esso richieda l'assenso unanime da parte dei condomini (i clienti confermano che tale assenso non  è mai stato chiesto dai proprietari dei locali e, non solo,. pare che ci siano dei verbali di assemblea in cui i condomini avevano manifestato formalmente la loro opposizione); chiediamo che ci vengano forniti questi documenti e suggeriamo poi di incaricare un tecnico che possa effettuare delle rilevazioni sul rumore, in modo da essere più sicuri circa la fondatezza e legittimità delle nostre doglianze.
E' poi importante capire se possano esserci dei testimoni da chiamare nel proseguo della causa a sostegno della nostra ricostruzione dei fatti. In caso positivo, i clienti dovranno fornirci nominativi e residenza.

Spieghiamo che la via per cercare di ottenere giustizia è iniziare un procedimento giudiziario mediante notifica di un atto di citazione. Avvertiamo che i tempi non saranno brevi e la strada difficile ma le probabilità di vittoria sono buone, sia sotto il profilo della violazione del regolamento condominiale sia rispetto al superamento della soglia legale di rumore.

I clienti sono sicuri di voler procedere. Sentono di non avere alternative perché i giorni passano e la mancanza di sonno comincia ad avere effetti preoccupanti sulle loro vite.
Rimaniamo dunque d'accordo che noi legali avremmo iniziamo ad abbozzare l'atto  di citazione, mentre i clienti avrebbero provveduto ad incaricare un tecnico acustico e raccogliere i documenti e le informazioni da noi richieste.
Ci risentiremo per un nuovo appuntamento non appena saranno in possesso della relazione tecnica acustica.

Una telefonata del sig. AAA ci induce ad anticipare l'incontro; il cliente ci avverte che i conduttori del locale hanno installato un grosso condizionatore lungo le mura condominiale, lato cortile, senza alcuna autorizzazione da parte del Condominio. AAA fa presente che di fronte  alle rimostranze dei condomini, i conduttori del locale hanno risposto con "toni violenti" e parole del tipo "se non ci lascerete in pace, ve ne pentirete". I nostri clienti vorrebbero immediatamente sporgere querela (comprensibile lo stato d'animo considerato che da mesi tollerano rumori notturni che ne disturbano il sonno e la controparte pare, non solo poco collaborativa, ma addirittura aggressiva nei loro confronti). Pur capendo le ragioni dei clienti, a nostro parere occorre essere cauti e ragionare bene su come sia più produttivo procedere. Fissiamo un incontro per comprendere meglio la dinamica dell'accaduto.


Il racconto continua nel prossimo post!!



martedì 25 settembre 2018

Il caso: Il mio ex non passa il mantenimento per i figli (narrazione ispirata a casi veri)

T


Chiede un appuntamento nel più breve tempo possibile la sig.ra AAA.

Al telefono preannuncia che ha un problema con il suo ex marito , che chiameremo sig. BB, (sono separati ma non ancora divorziati) ma lui da mesi non le passa il mantenimento per i bambini (due bimbi di 6 e 8 anni) stabilito dal Giudice nella sentenza di separazione.

Ci vediamo qualche giorno dopo e lei mi racconta più nel dettaglio la sua situazione.
Lei e il marito si sono separati consensualmente e senza l'ausilio di avvocati. Sono trascorsi due anni dalla separazione. La sentenza prevedeva che la casa familiare gravata da mutuo restasse a Lei e ai bambini (collocati principalmente con la mamma); che il padre potesse vedere i bambini due pomeriggi a settimana e un w.e su due a partire dal venerdì pomeriggio e fino alla domenica sera.
Che il padre passasse un mantenimento di 200 euro a bambino oltre il 50% delle spese straordinarie.
Nessun mantenimento per la ex moglie , i redditi dei due ex sono simili. Da 5 mesi il padre ha interrotto i versamenti per i bambini.
Mi chiede cosa può fare, visto che ha provato più volte a parlargli ma lui dapprima promette di provvedere e poi puntualmente disattende la promessa.

Avvocato cosa si fa in questi casi? Mi chiede la sig.ra AA

Per prima cosa mi occorrono più informazioni. Devo capire chi ho davanti , qual è la situazione, come stanno i figli, insomma devo riuscire ad ottenere quante più informazioni possibili  per cercare di inquadrare la situazione e i suoi "protagonisti".

Per questo motivo faccio alla sig.ra diverse domande., le chiedo se lei abbia un'idea del perchè il padre rifiuti di pagare. Ma la sig.ra XX mi dice che non sa trovare spiegazioni. Le chiedo se voglia divorziare visto che la separazione è vecchia di due anni. Lei mi dice di si, ma non ha poi tutta questa fretta. Ciò che le preme è il mantenimento per i bambini perchè da sola non ce la fa a provvedere a tutto e deve farsi aiutare economicamente dai suoi genitori.

A questo punto, il primo step è scrivere al padre , sollecitargli il pagamento e allo stesso tempo informarlo dell'intenzione della sig.ra AA di procedere con il divorzio. Prima di elaborare piani d'azione occorre aspettare la risposta e capire meglio quali siano le intenzioni del sig. BB.

Scrivo e invio una lettera raccomandata dando dieci giorni di tempo per una risposta. La risposta giunge prima che sia trascorsa una settimana, a scrivere, in nome e per conto di BB, è il suo avvocato.

Sintetizzando: il sig. BB sostiene di avere dei problemi a lavoro (è un artigiano), i suoi guadagni sono molto diminuiti, inoltre afferma che i bambini trascorrano molto tempo con lui, più di quello indicato nella separazione, poichè oltre ai giorni stabiliti va a prenderli a scuola tutti i pomeriggi e si intrattiene con loro fino alle 18 , orario in cui la mamma torna da lavorare.

Dunque qualcosa non torna . I due racconti non collimano.

In un secondo incontro con la sig.ra AA chiarisce che, a differenza di quanto asserito dall'ex marito, lui va a prenderli a scuola di tanto in tanto, solo quando lei si trova in difficoltà. Sulla flessione dei guadagni dichiarati da BB. Lei non può avere certezze.

Suggerisco un incontro a 4 presso il mio studio con i due e coniugi e noi avvocati per tentare di trovare un accordo che possa scongiurare un divorzio giudiziale (più lungo e costoso di un consensuale). Le parti accettano.


Quattro ore di riunione
Le recriminazioni di BB:
Io devo passare un mantenimento ma i bambini alla fine stanno più a casa mia che a casa tua
Il lavoro è calato e io non ce la faccio a sborsare 400 euro tutti i mesi
Ti ho chiesto tempo per gli arretrati ma tu (riferito alla sig.ra AA) mi assili

La sig.ra AA risponde:
Non è vero che passano più tempo da te, giusto una o due volte al mese in più rispetto a quanto previsto nella separazione
Non è vero che hai meno lavoro, di piuttosto che ti entrano in nero, i soldi per la palestra ce li hai!!
Ti assillo perchè non ce la faccio, mi tocca chiedere soldi ai miei.

 L'incontro si chiude tra diversi malumori ma con l'invito alla riflessione con i rispettivi avvocati e a vedersi tutti e quattro una seconda volta dopo 15 giorni.

Io e la sig.ra AA ci vediamo la settimana successiva.
Spiego alla sig.ra che sugli arretrati non versati l'ex marito nulla può fare , con le buone o per via giudiziale dovrà sborsarli. Le spiego anche che se BB effettivamente riuscirà a provare una flessione importante dei propri guadagni , in fase di divorzio potrà ottenere una diminuzione del contributo mensile. A fronte di ciò  e del fatto che realmente i bambini passano con il padre più tempo di quello stabilito dal giudice, suggerisco di valutare un abbassamento del contributo mensile ma di chiedere , di contro, la formalizzazione di un maggior impegno logistico di BB. Occorre considerare che la diminuzione del contributo verrebbe compensata con la spesa della baby sitter, altrimenti necessaria per prendere i bambini e tenerli dall'uscita di scuola fino al rientro della mamma da lavoro.
La invito a considerare inoltre che una procedura giudiziale in questo caso può essere evitata se ci si viene un po' incontro.

Dopo qualche perplessità la sig.ra AA si mostra convinta e pronta al secondo raund con il sig. BB questa volta presso lo studio della collega.

Dopo qualche ora riusciamo a trovare una quadra:

1) la collocazione principale dei bambini rimane presso la madre nella casa familiare
2) la spesa del mutuo rimane al 50%
3) le spese straordinarie rimangono al 50%
4) Il contributo mensile del padre scende da 200 euro a bambino a 150  a bambino ma il marito si impegna a rientrare degli arretrati in 4 rate.
5) La sig.ra AA sconta al marito il 20% della cifra realmente dovuta.
5) Il padre prenderà i bambini da scuola tre volte a settimana (mart-giov-ven) e li terrà fino alle ore 19.30  riportandoli alla mamma per la cena; a settimane alterne terrà i bambini presso di se dal venerdì fino alla domenica alle ore 21.00. Riportandoli alla mamma dopo cena.

Accordo raggiunto, si procede con una procedura congiunta.